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sabato 7 aprile 2018

Procopio dei Coltelli: l'invenzione dell'inventore

Gelato artigianale

Inventare qualcosa è una impresa piuttosto difficile, non tutti ne hanno il giusto genio e la capacità. Ma talora persone di provenienza umile riescono a creare opere degne di stupore, opere talora semplici, ma mai osate sperimentare prima. Così un pescatore di Acitrezza creò un tino in cui far rinfrescare il pesce preso a largo dei Faraglioni. Suo nipote ebbe a migliorare tale invenzione e la rese celebre in tutto il mondo a partire dall'allora capitale culturale d'Europa, Parigi. Così nasce la prima gelatiera al mondo (Rothrock 1906; Caviezel 1986; Portinari 1987).
Ma inventare qualcuno è un'impresa ancora più ardua, in cui solo rari esperti della fuffa riescono in una tale arzigogolata impresa. L'invenzione di Francesco Cutò.
Andiamo con ordine.
Procope-des-Couteaux.
Nel 1686, un Procopio dei Coltelli, siciliano, acquista il Café Grégoire, il più antico bar di Parigi, si sosteneva. Questo locale venne fondato da un armeno che gli impose il proprio nome, il quale giunse in Francia probabilmente a seguito del sultano Muhammed IV. La locanda era originariamente lungo la rue Mazarine, salvo trasferirsi nel 1680 in rue des Fossés-Saint-Germain, praticamente inseguendo la sede della Comédie-Française. Il nuovo proprietario gli ingiunse il nome a tutt'oggi caratterizzante il Café: Le Procope (Leclant 1951). Per il resto, questa figura sfuma tra documenti di diversa estrazione.
Così capita che si citino certificati di matrimonio, parentele, certificati di battesimo e di morte. Tuttavia tali documenti, a parte essere citati da questo o quello studioso in un infinito gioco di specchi, si perdono nell'aria o, se si preferisce, nella sofficità del gelato. Così che l'unico vero documento certo è la targa sul locale Le Procope, oggi ristorante, che recita esplicitamente:
Café Procope. Qui Procopio dei Coltelli fondò nel 1686 il più antico bar al mondo e il più famoso centro della vita letteraria e filosofica del XVIII e XIX secolo. Fu frequentato da La Fontaine, Voltaire, gli Enciclopedisti, Benjamin Franklin, Danton, Marat, Robespierre, Napoleon Bonaparte, Balzac, Victor Hugo, Gambetta, Verlaine e Anatole France
Per il resto risultano esservi anche insigni studiosi che si sono cimentati nell'antico e consueto gioco del riprendere la diceria popolare senza particolare attenzione a verificarne la veridicità storica. Come l'ipotesi della fondazione del locale nel 1675 e successiva rifondazione del 1686 nella sua definitiva sede (Fitch 1989) o i suoi studi da cuoco a Palermo (Ukers 1922).
Targa commemorativa sulla facciata del Le Procope.
Ma accade che in anni a noi recenti avvenga una stranezza a cui è seguita una eco persino internazionale, al punto che alcune autorevoli testate vi abbiano dato credito senza curarsi dell'attendibilità della fonte (Le Figaro, 15/03/2018): Procopio dei Coltelli sarebbe, secondo una teoria un po' contorta, nato a Palermo col nome di Francesco Cutò (Messina 2003).
La vicenda inizia con il rinvenimento di un atto di battesimo di un tal Francesco Cutò, datato l'indomani della nascita ufficialmente riportata del dei Coltelli (9 febbraio 1651), presso la chiesa di Sant'Ippolito nel quartiere del Capo, a Palermo. Marcello Messina, presentandosi come studioso, pubblica nel 2003 tale scoperta, con l'ausilio del più noto e autorevole inventore di miti palermitani, Gaetano Basile. L'ipotesi avanzata dal Messina è che Cutò, giunto a Parigi, avrebbe nobilitato il cognome in des-Couteaux, generando quindi una erronea - secondo tale ipotesi - traduzione in dei Coltelli, partendo dall'assonanza fonetica tra Cutò e Couteaux. Tale ipotesi tuttavia non trova nessun appiglio: non esistono documenti che certifichino tale fantasiosa azione di nobilitazione del proprio cognome da parte di Procopio, né tantomeno esistono documenti che certifichino un passaggio da Cutò a des Couteaux a dei Coltelli. Non esistono nemmeno fonti che certifichino il nome di Francesco. In sintesi, lo studioso Messina può benissimo aver preso un abbaglio, facendo un banale scambio di persona, basandosi essenzialmente sul nulla.
Le Procope - il bar.
Ma se da un lato Messina può aver agito in buona fede, così non appare evidente nell'opera di tentativo - anche piuttosto ben riuscito - di averne risonanza compiuto dal giornalista Gaetano Basile, artefice di incontri, convegni e traduzioni atti a portare avanti questa mistificazione. Il giornalista è ben noto per avere inventato le origini dell'arancino, di avergli impresso una campanilistica denominazione al femminile nonostante le fonti più antiche - palermitane tra l'altro - indichino esplicitamente il maschile nel nome della pietanza, giustificando il paradosso da lui stesso creato con un'altra bizzarra teoria: i linguisti del XVIII, XIX e XX secolo si sono sempre sbagliati perché ancora non era stata delineata con certezza la differenza tra i generi tra albero e frutto, come piuttosto sancito dall'Accademia della Crusca. Peccato che il lemma arancino sia di estrazione siciliana e non italiana e che pertanto segua una grammatica evidentemente ignota al giornalista.
In conclusione, cosa possiamo dire, davvero, su Procopio dei Coltelli? Essenzialmente nulla. Le uniche certezze sono rese ancora più fumose da ricerche autonome prive di solide fondamenta, il che ci riporta all'amara considerazione che ogni inventore è destinato a finire nell'olimpo dei miti, circondato da biografi o sedicenti tali incapaci di distinguere realtà da fantasia. Costume questo che non ha risparmiato nemmeno il nostro Procopio dei Coltelli, "gentiluomo siciliano" tradotto non si sa come, né quando, né perché con "gentiluomo palermitano". E su questo solco, lungo questa nuova mitologia, in Palermo si rivendicano in pompa magna i suoi natali, mentre la città di Acicastello pare sonnecchiare e non intenzionata a rendere un tributo, anche minimo, all'inventore del gelato nel borgo tradizionalmente indicato quale luogo natio: la frazione di Acitrezza.

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Nota- Le immagini sono pubblicate su Wikimedia con licenza Creative Commons 2.0, i diritti sono degli Autori.

Rothrock 1906: Addison May R., «Lippincott's Monthly Magazine (1886-1915)», vol. 77, n. 462, Jun 1906, in American Periodicals Series Online, pg. 702
Caviezel 1986: Luca C., Scienza e tecnologia del gelato artigianale, Chiriotti editore, Pinerolo (TO) 1986
Portinari 1987: Folco P., Voglia di Gelato, Idea Libri, Milano 1987
Leclant 1951: Jean L., «Le café et les cafés à Paris (1644-1693)», in Annales. Économies, Sociétés, Civilisations, vol. 6, n. 1,‎ 1951, pp. 1-14
Fitch 1989: Noël Riley F., Literary Cafes of Paris, Starrhill Press, Washington & Philadelphia 1989
Ukers 1922: William H. U., All About Coffee, The tea and coffee trade journal company, New York 1922
Le Figaro 15/03/2018: Les 5 cafés littéraires historiques à Paris, Par 3 Auteurs Publié le 15/03/2018 à 07:00
Messina 2003: Marcello M., «Il caffè Le Procope», in Scirocco, anno 3, nov./dic. 2003, pp. 19-21
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